LA QUARTA FASE DAL PRIMO GENNAIO 2021

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L’ETS sta entrando, dal primo gennaio 2021, nella sua quarta fase, quella promulgata con la Direttiva 2018/410 e quella che sarà la più lunga, perché durerà ben 10 anni, sino a tutto il 2030. Le modifiche introdotte sono sostanziali, e ciò si è notato fin da subito: la futura riforma legislativa ha avuto un effetto immediato sul prezzo della quota, che dal 2018 ha iniziato a salire, toccando la soglia psicologica dei 30€/EUA (European Union Allowances) nell’estate del 2019.

Volendo riassumere le principali variazioni che avranno effetto dal 2021:

Riduzione del quantitativo comunitario di quote

Secondo la recente Decisione (UE) 2020/1722 del 16 novembre 2020, il quantitativo di quote emesse sarà ridotto a 1.571.583.007 unità per il 2021: un valore che tiene conto del nuovo fattore di riduzione lineare (2,2%, al posto dell’1,74% applicato nel 2013-2020).

La riduzione dei permessi dovrebbe garantire il raggiungimento degli obiettivi e, al contempo, sollecitare l’adozione di tecnologie sempre più efficienti da parte delle aziende. Il fattore di riduzione lineare aumenterà sicuramente nel contesto della revisione degli obiettivi comunitari di riduzione delle emissioni (-55% al 2030).

Assegnazioni gratuite

Rimangono al 100% per i settori industriali cosiddetti “carbon leakage”, CL, ovvero esposti al rischio di rilocalizzazione delle emissioni, mentre per i settori “non CL” le quote gratuite si fermeranno al 30% dal 2021 al 2025, per andare poi a calare progressivamente fino all’azzeramento entro il 2030. Tuttavia, la quantità di permessi allocati a titolo gratuito ai settori industriali diminuirà sensibilmente rispetto all’attuale fase, soprattutto in virtù dell’aggiornamento dei benchmark settoriali (ton CO2/ton prodotto) sulla base dei quali viene calcolata l’assegnazione di ogni impianto ETS. I benchmark riflettono le prestazioni dei migliori impianti riscontrate negli anni 2016-2017, poi messe a confronto con i valori precedenti (2007-2008). Secondo la bozza di decisione appena pubblicata dalla Commissione Europea ed aperta alla consultazione fino al 4 gennaio 2021, i nuovi benchmark sono caratterizzati da importanti riduzioni per tutti i settori. La maggior parte dei prodotti industriali, dalla carta all’acciaio sino alla raffinazione del petrolio, vede un calo del valore di riferimento di circa il 24% rispetto a quello precedente. Ad esempio: alle imprese del settore ceramico saranno assegnate 0,058 quote per tonnellata di polvere atomizzata prodotta (Spray-dried powder), mentre sinora ne sono state assegnate 0,076 per tonnellata. La seguente tabella riporta tutti questi nuovi benchmark ed il confronto con quelli precedenti.

 

Variazioni dell’assegnazione gratuita dal 2021

Mentre nel corso del periodo 2013-2020 l’assegnazione di un impianto veniva modificata solo se la sua produzione scendeva sotto il 50% (determinando di fatto un ingente surplus di quote, soprattutto su certi settori e nei primi anni della fase), dal 2021 diventerà effettiva la cosiddetta “allocazione dinamica” a lungo inseguita dalla Commissione: per intervenire sulle assegnazioni, sarà sufficiente che i livelli produttivi degli impianti negli ultimi anni aumentino o diminuiscano del 15% rispetto alla media storica (2014-2018). I livelli di attività dovranno essere verificati annualmente da un ente accreditato e comunicati dalle aziende al Comitato ETS entro fine marzo: ovvero, nello stesso periodo in cui vengono preparate e fatte verificare le comunicazioni delle emissioni riferite all’anno precedente entro la improrogabile scadenza del 31 marzo. Un adempimento aggiuntivo per le aziende, gravoso in termini di tempi e costi, ma al contempo fondamentale per il mantenimento dell’assegnazione gratuita.

La nuova regola del 15% entrerà in vigore in un momento molto delicato per le industrie europee: il timore che le produzioni dell’anno 2020, entrate in crisi per l’emergenza sanitaria, impattino negativamente sulle allocazioni dei prossimi anni ha messo in allarme molte associazioni industriali, alcune delle quali chiedono una “sospensione” delle regole ETS almeno per il 2021.

Ciò che è certo, è che a partire dal 2021 sarà molto più semplice “perdere” quote gratuite, specialmente a fronte di livelli di produzione contenuti.

Riserva di stabilità

La MSR (market stability reserve) è uno strumento finanziario entrato in funzione nel 2019, pensato per mitigare gli effetti di shock macroeconomici sul mercato ETS, ed in generale per contenere gli impatti negativi di eventi non prevedibili sulla domanda di quote di CO2 (come una pandemia globale, ad esempio).

Ogni anno la Commissione Europea calcola il numero di quote in circolazione: se tale numero supera 833 milioni (cioè se ci sono troppe quote in circolazione) il 24% viene prelevato dal mercato e immesso nella Riserva. A maggio 2020, le quote ETS in circolazione sul mercato europeo erano 1.385.496.166: pertanto, da settembre 2020 ad agosto 2021, più di 332 milioni quote saranno tolte dal mercato (e non vendute all’asta, con ovvie ripercussioni sui prezzi dell’EUA). Il meccanismo della MSR sarà potenziato nell’ambito del pacchetto di riforme attese per l’ETS nel prossimo anno.

Dopo due fasi (2005-2007 e 2008-2012) piuttosto turbolente e una terza (2013-2020) di assestamento, l’ETS sembra finalmente maturo e pronto per consolidarsi come il principale e più sofisticato strumento delle politiche climatiche europee. La riforma introdotta dalla Direttiva 410, unita agli effetti della emergenza sanitaria e nel contesto di continui cambiamenti normativi, aumenterà la complessità di un sistema già di per sé molto articolato, e determinerà un incremento di obblighi e di costi a carico dei soggetti coinvolti: le aziende saranno chiamate ad affrontare l’ETS non più come l’ennesimo obbligo ambientale/burocratico deciso dall’UE, ma con una precisa e mirata strategia di medio/lungo termine.

Pamela Massi